I romagnoli sono particolarmente affezionati a Daijiro Karo, il pilota giapponese di MotoGP che ha vissuto a Misano Adriatico. In tantissimi locali di Cattolica, Riccione e la stessa Misano si trovano foto di Daijiro appese alla parete, spesso accanto a quelle di Valentino Rossi, Mattia Pasini e Marco Simoncelli, segno che Kato amava tutto della Romagna: i bar, i pub, le serate in spiaggia e le discoteche. Le persone del posto, i giornalisti di Mediaset e i tanti piloti italiani lo ricordano nel giorno a lui dedicato, o meglio, nel giorno del dediKato. Solitamente questa serata anticipa il Gran Premio di Rimini e San Marino, quando persone di tutto il mondo raggiungono la costa riminese per assistere alle gare di MotoGP.

L’evento attira anche i giovani appassionati di motori che non hanno avuto l’occasione di vedere Kato vincere il mondiale in 250, questo post, dunque, è proprio per loro, per quelli che non conoscono i numeri di un campione che ha segnato la storia del motomondiale.

Daijiro nasce a Saitama nel 1976 e, come tutti i piloti, già a quattro anni si getta sulla prima minimoto. Vince per quattro volte il campionato giapponese di minimoto e per altre due alza la coppa del campionato nazionale 250. Approda ufficialmente nel motomondiale già in sella ad una Honda 250 nel 2000 (dopo due gare come wild card nel ’96 e ’97). L’anno successivo, con una moto Honda del Team Gresini, vince 11 gare nella categoria e conquista il titolo mondiale. Entra così nella storia. L’anno successivo è già in classe regina in sella ad una Honda 500, di quelle vecchio stampo a due tempi, sostituita poi, grazie ai meriti in gara, con una più performante RC211V a quattro tempi. Da esordiente si trova spesso a lottare con i campioni di quel periodo, particolarmente con Valentino Rossi e Max Biagi, salendo due volte sul podio senza però riuscire a vincere un Gran Premio. L’anno successivo, quello che avrebbe dovuto rappresentare la svolta, Kato si presenta su una Honda ufficiale, sempre legata al Team Gresini, con altissime ambizioni e ottime possibilità di giocarsi il titolo. Il tre aprile, però, durante il GP di Suzuka, proprio in Giappone, Daijiro perde il controllo della sua moto e finisce contro un muro fuori dalla pista. Un muro che molti sostengono fosse troppo vicino. Altri parlano di un problema della sua moto. Alcuni non sanno chi incolpare.
Daijiro Kato si spegne dopo due interminabili settimane di coma.

Quello che resta, oggi, è il suo sorriso, la sua memoria, e l’attenzione che il pubblico dei motori continua con costanza a prestare verso questo ometto di bassa statura dal viso simpatico e i capelli rossicci. E ancora si sente qualcuno gridare “dagli un giro Kato”.

Curiosità: La t-shirth che indossa Daijiro è stata realizzata da Gianluca Alessandrini. Notare l’alla fine di Katoh, il nome vero del pilota si scrive proprio così, per convenzione è stato italianizzato al semplice Kato.