La spiaggia non è fatta di solo relax e divertimento. Non è soltanto sabbia e acqua, ombrelloni, bocce e piste per le biglie. C’è molto di più nascosto in cose apparentemente banali, ci sono storie celate dietro al velo trasparente della quotidianità che meritano di essere raccontate, cercate, confrontate e forse persino dimenticate. Sono storie affascinanti proprio perché sanno nascondersi bene. La spiaggia ne è piena. La gente che ci vive ne è piena. Si dice sempre che i lupi di mare, quelli che hanno vissuto tutta la vita a galla, possano raccontare di mostri marini e avventure di ogni tipo, racconti che ogni tanto sono persino veri.
I lupi di mare si distinguono per razza: la più famosa è quella dei marinai, ma alla stessa specie appartengono anche i bagnini, quelli che si alzano alle 5 del mattino, ogni mattino d’estate, e con un fare poetico anticipano il sole quando scendono in spiaggia e aprono la porta della loro cabina. Alle sei e mezza iniziano la passeggiata tra gli ombrelloni, li aprono tutti, talvolta aiutati dai loro ragazzi, soprattutto nel raccogliere cicche e cartacce sulla sabbia, perché i lupi di mare non ci vedono mai troppo bene, con il sole in faccia e i riflessi sull’acqua tutto il giorno dritti dritti contro agli occhi. Sono lupi di mare che tengono i piedi sempre sulla sabbia, ma quando salgono sul loro moscone per andare a slegare i pedalò dalle boe, a un cinquantina di metri dalla riva, con poche bracciate impongono una impetuosa padronanza sull’acqua. Poi prendono il caffè, il secondo, e si siedono sulla loro sedia, dove dietro c’è scritto – sempre – bagnino, quasi ad indicare un invalicabile ordine gerarchico. C’è il capitano della nave e c’è anche il capitano della spiaggia, appunto. Tutta la vita con i piedi nella sabbia e il sole contro gli occhi, la salsedine nel naso e le chiacchiere della gente che viene da ogni spigolo del mondo.
Un’altra razza appartenente alla famiglia dei lupi di mare è quella dei gelatai ambulanti. Sono quasi tutti bassi e tarchiati, con la loro pancia sempre bella in vista e la canottiera bianchissima e il cappellino in testa. Loro si alzano un po’ più tardi dei bagnini, ma al contrario di questi ultimi non si siedono mai. Al mattino riempiono il loro freezer mobile e lo spingono su tutte le passerelle delle spiagge della città. Su e giù, avanti e indietro, tutto il santo giorno sotto il sole cocente. Spingono il loro carretto e gridano claim pubblicitari che fanno ridere mamme e bambini, che sono i più grandi divoratori di ghiaccioli e cornetti. Claim pubblicitari come “Mammine con un bel culetto venite a mangiare un cornetto”, “Chi lecca non invecchia”, “è arrivato Renato col gelato esagerato”, “Il cono di Giorgino fa allungare il pistolino”, “Gelati e caramelle solo per bimbe e mamme belle”. Cose del genere.
Sono questi personaggi qui, quelli che il mare e la sabbia lo hanno vissuto e attraversato per davvero, quelli che hanno costruito l’impero del turismo riminese, sono questi lupi di mare, o lupi da spiaggia, se preferite, che nascondono nella mente, nel cuore e nell’anima le storie di tutta una vita trascorsa con i piedi sulla sabbia a parlare con gente di ogni dove. Loro hanno davvero visto il cambio di generazioni, di tempi, di tecnologie e di mode e tormentoni che oggi sembrano pagine ingiallite di vecchi quotidiani. Quindi se avete voglia – e pazienza – di ascoltare una loro storia, chiedetegli di raccontarvene una, ne hanno così tante strette al cuore, saranno felici di raccontarle, e ve ne andrete con un pensiero nuovo, tutt’altro che profondo, che descrive la vita da spiaggia in modo completamente differente da quello che viene descritto sulle cartoline e sui comuni portali turistici.
“Farsi raccontare storie dai lupi di mare”
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